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Social engineering: cos’è, tipi di attacchi e come proteggersi

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Social engineering: cos’è, tipi di attacchi e come proteggersi
Data di pubblicazione: 7 Agosto 2023

Il criminale informatico moderno utilizza tecniche e tecnologie sempre più sofisticate, per poter sferrare attacchi dannosi e rubare dati, informazioni preziose o per manomettere sistemi informatici. Di pari passo, anche gli utenti e le aziende di tutto il globo devono rimanere preparati rispetto agli avanzamenti delle strategie e dei sistemi di sicurezza contro il cyber crime. 

Una delle minacce più pericolose e comuni per le imprese odierne è il social engineering. Questo insieme di tecniche, infatti, mira a manipolare, in modo sottile e mellifluo, gli utenti affinché cedano password, credenziali di accesso o anche informazioni relative ai conti bancari. 

Una minaccia sempre più raffinata, che fa leva sulla psicologia della persona e che deve essere contrastata con coscienza. Scopriamo cos’è il social engineering, come funziona, quali sono gli attacchi più comuni e quali comportamenti seguire per garantire protezione ai dati.

Indice dei contenuti

  • Social engineering: significato e come funziona
  • Tipologie di attacchi del social engineering
    • Phishing 
    • Tailgating 
    • Baiting 
    • Trashing o dumpster diving
    • Pretexting
    • Qui pro quo
    • Impersonificazione 
    • Intercettazioni 
  • Esempi tipici di attacchi
  • Come individuare e proteggersi da attacchi di social engineering

Social engineering: significato e come funziona

Il social engineering, o ingegneria sociale, racchiude un insieme di tecniche di attacco che hanno alle spalle un minuzioso studio del comportamento delle persone. I criminali analizzano gli utenti e le loro abitudini di navigazione, per comprenderne il comportamento e sferrare un attacco quanto più efficace possibile. Gli attacchi di social engineering mirano a convincere le persone a fornire informazioni confidenziali (password, dati bancari e personali). 

Ma gli attacchi di social engineering possono essere sferrati anche con il fine di accedere alla rete aziendale, al computer o a qualsiasi altro device, installando malware e altri software dannosi. L’utilizzo del social engineering è tanto frequente quanto risulta semplice, per il criminale, riuscire a convincere la persona a rivelare i propri dati personali. Le tecniche da hacker, infatti, risultano essere più complesse (occorre avere una capacità e una formazione di livello superiore). 

Il social engineering fa leva sulle vulnerabilità della vittima, sulla sua abitudine a dare fiducia e anche sulla mancanza di competenze/conoscenze nell’utilizzo dei device. Il criminale studia la vittima e le relazioni che la stessa intrattiene online e offline, sia che si tratti di un utente singolo che di un’azienda (in questo caso, il criminale studia l’impresa in generale effettuando un’analisi anche nei riguardi dei suoi dipendenti). 

Una volta raccolto sufficiente materiale, il criminale studia una strategia adatta al raggiungimento dello scopo: rubare l’identità di una persona, estorcere denaro, trafugare dati personali o impossessarsi della rete informatica. 

Tipologie di attacchi del social engineering

Nessuno, dall’utente medio all’azienda, può ritenersi totalmente immune da un attacco informatico. La sicurezza informatica, al giorno d’oggi, è un vero e proprio obiettivo che va perseguito quotidianamente, con grande attenzione. Così come le tecniche di attacco si sono evolute, allo stesso modo i sistemi di sicurezza sono stati potenziati in base ai cambiamenti nella strategia degli attaccanti. 

Il social engineering prevede diversi canali e modalità di attacco, grazie ai quali il criminale può danneggiare la propria vittima. Tra i canali che il criminale sfrutta per sferrare un attacco rientrano gli smartphone, le e-mail, i siti web, i social media, i servizi cloud e le app di messaggistica istantanea. Ma molti attacchi si svolgono nel mondo reale, senza la necessità di coinvolgere dispositivi elettronici o Internet, non rientrando quindi nel concetto di cyber crime.

Numerose le tipologie di attacchi di social engineering che il criminale può mettere in atto: vediamo quali sono le più diffuse. 

Phishing 

Uno dei metodi più utilizzati in ogni angolo del mondo: questa tecnica di social engineering sfrutta la posta elettronica per trafugare dati personali e informazioni, estorcendole con l’inganno all’utente. Il criminale, mediante una comunicazione e-mail, truffa la vittima convincendola a cliccare su un link fraudolento o a scaricare un allegato infetto. 

Generalmente, il criminale convince la persona fingendosi un’organizzazione conosciuta (come una banca o un’associazione, ad esempio), inviando l’e-mail da un account apparentemente attendibile. Le pagine web fraudolente vengono strutturate per trarre in inganno la vittima, assomigliando in tutto e per tutto alle pagine web originali. 

Una variante del phishing attack è lo spear phishing. Trattasi di un attacco phishing “personalizzato”, che richiede all’hacker uno studio certosino della vittima, delle sue abitudini e delle sue preferenze. Il phishing attack, invece, prevede l’invio di una comunicazione “esca” in modo massivo.

Un’ulteriore variante di un classico attacco phishing è chiamata vishing, ovvero un attacco voice phishing. Questo genere di attacco avviene mediante una chiamata o una comunicazione vocale. Rientra nel novero delle truffe telefoniche.

Oltre alla posta elettronica, negli ultimi anni uno dei canali più utilizzati per sferrare attacchi di phishing è anche l’SMS (in questo caso, si tratta di smishing), o canali di instant messaging come Telegram e WhatsApp. 

Tailgating 

Questo genere di attacco fa leva sulla familiarità tra attaccante e vittima. In questo caso, si tratta di un’intrusione fisica: il criminale si insinua all’interno di uno spazio in cui non può entrare, seguendo una persona autorizzata o posizionandosi immediatamente alle sue spalle per poter scoprire le password di accesso alle aree off-limits.

Baiting 

In questo caso, il criminale utilizza un’esca attraverso la quale riesce ad attirare la curiosità dell’utente. L’hacker sfrutterà un supporto di memorizzazione (dalla chiavetta USB all’hard disk) per diffondere un malware, un ransomware o un codice maligno all’interno della rete, inducendo la vittima a inserire il dispositivo nel proprio pc. 

Trashing o dumpster diving

Un’altra tecnica di social engineering è il trashing, chiamato anche dumpster diving: il criminale setaccia l’immondizia della vittima alla ricerca di estratti conto, bollette e altri documenti che contengono informazioni sensibili. Questa tecnica si sposta anche nell’universo digitale nel momento in cui l’hacker trova sistemi non in uso (vecchi smartphone, tablet, laptop o supporti di memorizzazione). Questi ultimi, se resettati, possono essere utilizzati per trafugare tutti i dati depositati al loro interno. 

Pretexting

Il criminale contatta la vittima al telefono, creando un pretesto (fingendosi, ad esempio, un dipendente di un ufficio pubblico o di una banca) per poter instaurare una relazione empatica con la vittima. Lo scopo di questa tecnica di social engineering è quello di ottenere dati personali e credenziali da parte della vittima stessa. 

Qui pro quo

Una tecnica sofisticata, che prevede una sorta di scambio: il criminale offre un supporto pratico alla vittima al posto di un benefit. Ad esempio, fingendosi un tecnico IT, il criminale contatta uno o più dipendenti dell’azienda chiedendo, in cambio di supporto professionale, informazioni come le loro password. Oppure, può chiedere loro di disattivare temporaneamente l’antivirus, installando liberamente un programma che contiene un malware. 

Impersonificazione 

Un tipo di attacco di social engineering in costante diffusione: il criminale prende il posto di qualcun altro, impersonando un soggetto fisico (generalmente, il soggetto scelto ha un ruolo istituzionale) o digitale. L’hacker finge di essere una persona autorevole, con cui la vittima ha una relazione, per poter accedere alla rete aziendale (mediante e-mail fraudolente, chiamate o altri mezzi di comunicazione). 

Intercettazioni 

La tecnica dell’eavesdropping, ovvero delle intercettazioni, prevede un insieme di attività tese a intercettare telefonate, e-mail, messaggi e comunicazioni tra due utenti. Questo attacco può essere “semplice” (prevedendo la sola attività di “ascolto”) oppure più complesso (come nei casi di attacchi Man-in-the-middle, durante i quali il criminale si inserisce nella conversazione tra due vittime). 

Esempi tipici di attacchi

Una delle migliori strategie per difendersi dagli attacchi di social engineering è quella di prevenirli, conoscendone il funzionamento. È fondamentale, quindi, sapere quali sono i modelli di comportamento tipici di un hacker che ha scelto l’ingegneria sociale per sferrare un attacco. Vediamo qualche esempio concreto per aumentare la consapevolezza rispetto al problema: 

  • furto delle credenziali di accesso a Office 365. Mediante un attacco phishing, gli hacker possono truffare la vittima fingendo di lavorare per il servizio clienti di Office. La comunicazione, quindi, può contenere una finta offerta a tempo oppure la richiesta di modificare la password di accesso: in entrambe i casi, quando l’utente clicca sul link fraudolento, viene reindirizzato su una pagina malevola che viene utilizzata per rubare le credenziali di accesso a Office 365. Il Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti (DoL) ha subito un attacco simile;
  • risorse umane. L’hacker finge di essere un dipendente delle risorse umane, inviando una e-mail critica nella quale comunica la possibilità di un licenziamento. L’utente, spaventato, clicca sul link fraudolento che potrebbe far partire direttamente il download di un malware. Oppure, nel caso reale avvenuto a oltre 50.000 utenti in tutto il mondo, la vittima viene indirizzata su un finto sito di login di Zoom, progettato con il fine di rubare le password di Zoom della vittima;
  • trasferimento di denaro. L’hacker potrebbe rubare l’identità di un dipendente di rilievo dell’azienda. Ad esempio, l’amministratore delegato oppure il responsabile commerciale. Fingendo di essere una personalità importante, invierà una richiesta urgente di trasferimento di denaro: il dipendente truffato, credendo di svolgere il proprio lavoro e seguendo le indicazioni del responsabile, trasferirà il denaro direttamente sul conto del criminale. FACC, azienda che si occupa della produzione di aeromobili, ha subito la truffa BEC (Business E-mail Compromise), perdendo ben 42 milioni di euro;
  • accesso al computer. Il criminale può sfruttare una leva importante: l’inconsapevolezza della vittima. Mediante una comunicazione (verbale o scritta) può convincere la persona a cedere le credenziali di accesso, allertandolo della presenza di un virus all’interno del dispositivo. La vittima esegue l’azione indicata dal criminale (chiamare un numero, fornire le password, cliccare su un link) credendo di poter rimuovere il virus. In realtà, inconsapevolmente sta offrendo una porta di accesso al computer o alla rete aziendale. 

Come individuare e proteggersi da attacchi di social engineering

Per poter riconoscere un attacco di social engineering, è importante prestare la massima attenzione a tutte le possibili interazioni con utenti (conosciuti e sconosciuti). Quando l’interlocutore cerca di ottenere password, dati finanziari o personali, probabilmente ci troviamo di fronte a un tentativo di truffa. 

Gli istituti e gli enti legittimi, infatti, non operano in questo modo: non richiedono dati mediante e-mail oppure telefonate. Un altro metodo per sventare un attacco di social engineering è quello di controllare sempre i mittenti delle e-mail ricevute, verificando gli indirizzi per comprendere se si tratta di un indirizzo legittimo o meno. 

L’anello debole dell’azienda è l’uomo: esso, infatti, rappresenta il veicolo mediante il quale il criminale può portare a termine con successo un attacco di social engineering. Pertanto, per la protezione dei dati e per preservare l’azienda dai rischi legati all’ingegneria sociale e al cyber crime, è importante offrire una formazione continua ai propri dipendenti, sensibilizzandoli rispetto al programma di sicurezza informatica e privacy. 

L’utente deve essere consapevole dei rischi e delle modalità di azione di un cyber criminale. L’ingenuità di un unico individuo può provocare danni inimmaginabili all’intera organizzazione. 

Non essendo uno strumento fisico, ma rientrando nel concetto di tecnica di persuasione, non è possibile rimuovere il social engineering dal proprio dispositivo. Occorre seguire alcuni modelli di comportamento per prevenire il social engineering e proteggersi da un possibile attacco:

  • non accettare offerte non richieste;
  • non affrettarsi a cliccare su collegamenti forniti da utenti sconosciuti o indirizzi e-mail non certificati;
  • non accettare o scaricare file provenienti da indirizzi illegittimi;
  • verificare sempre la legittimità dei mittenti;
  • non fornire mai informazioni sensibili (password, credenziali d’accesso, dati bancari);
  • installare un buon software antivirus, che deve essere rigorosamente aggiornato;
  • aggiornare le patch di sicurezza ogni volta che viene rilasciata una nuova versione. 
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