Nel panorama digitale odierno, le minacce informatiche come il malware rappresentano un pericolo costante per le aziende, non importa quale sia la loro dimensione.
Alcune delle ragioni per cui hacker e cybercriminali escogitano continuamente nuovi modi per infiltrarsi nei sistemi aziendali sono rubare dati sensibili e interrompere le operazioni, causando danni finanziari e di reputazione ai brand.
Per contrastare efficacemente questa minaccia in continua evoluzione, è fondamentale sapere come affrontare la situazione e adottare un approccio completo di lotta al malware che comprenda delle fasi di prevenzione, rilevamento, analisi e risposta, per potersi tutelare in ogni evenienza.
In questo articolo, esploreremo alcune delle strategie e le best practices utili per proteggere la tua azienda dai malware e garantire un fluire sereno e sicuro del tuo business.
Indice dei contenuti
L’importanza della prevenzione proattiva
Un vecchio detto sostiene che prevenire è meglio che curare, e in questo caso non potremmo essere più d’accordo.
Infatti, la prima linea di difesa contro il malware e in generale gli attacchi informatici è una solida strategia di protezione proattiva.
Questo comporta innanzitutto la necessità di una cultura aziendale che sottolinei l’importanza dell’educazione e della sensibilizzazione: più le persone saranno consapevoli, più sarà semplice evitare imprevisti ed emergenze, creando un team pronto a ogni evenienza.
Oltre alla necessaria formazione delle risorse interne, è anche fondamentale implementare soluzioni di sicurezza avanzate.
Il primo elemento a venire in mente è, com’è ovvio, un software antivirus di ultima generazione, aggiornato e affidabile: un investimento simile da parte dell’azienda è un passo obbligato per bloccare i malware noti e le minacce in evoluzione prima che abbiano la possibilità di inserirsi nel sistema.
Lo stesso si può dire dei firewall: agiscono come barriere tra la rete aziendale e internet, filtrando il traffico in entrata e in uscita e bloccando le minacce potenziali, soprattutto quando sono più recenti e offrono funzionalità avanzate come la prevenzione delle intrusioni.
Non sono da dimenticare le best practice di sicurezza: oltre alle soluzioni tecnologiche d’avanguardia, è fondamentale implementare alcune attività per ridurre al minimo la superficie di attacco.
Questo tipo di processi può passare da azioni semplicissime, come la creazione di password complesse e controlli degli accessi rigorosi, ad alcune più strutturate.
Due esempi sono l’analisi comportamentale (un’analisi dei comportamenti degli utenti online basata sui dati per poter estrarre pattern e verificare criticità) e la verifica del livello di sicurezza e protezione degli endpoint aziendali (l’insieme delle difese che mantengono al sicuro sia la rete, sia i singoli dispositivi ad essa collegati).
Consapevolezza e formazione degli utenti
Lo accennavamo nel paragrafo precedente, e pensiamo sia necessario ripeterlo: il fattore umano, quando si parla di sicurezza informatica, è determinante.
Per questo, sensibilizzare i dipendenti sui rischi del malware e sulle tattiche di phishing è fondamentale per prevenire infezioni e violazioni dei dati, che potrebbero portare a serissime conseguenze.
Per farlo, è necessario un lavoro di gruppo mirato e consapevole, che prevede l’implementazione di programmi di formazione ed esercitazioni simulate per studiare il miglior modo di agire in diverse casistiche.
I corsi di formazione aggiornati, anche supportati da materiale informativo di vario tipo, possono coprire tantissimi argomenti, come le minacce informatiche più recenti, le tecniche di phishing e le best practices di sicurezza da adottare quotidianamente, come abbiamo accennato prima.
Non solo, però: siccome la teoria è nulla senza la pratica, anche le esercitazioni per simulare il phishing possono essere utilissimi.
Mettere alla prova i dipendenti con test sicuri e controllati è un modo efficace per analizzare la loro abilità e identificare potenziali aree di miglioramento.
Analisi forense e tecniche di indagine per il malware
Non sempre, però, la prevenzione è sufficiente.
L’analisi forense è uno strumento fondamentale in caso di incidente informatico, per identificare la natura dell’attacco, la sua portata e l’origine. Questa è una procedura che servirà anche per mantenere uno storico degli attacchi ricevuti e poter imparare dall’esperienza.
Gli esperti di sicurezza informatica utilizzano una varietà di strumenti e tecniche, ma tutto parte dall’analisi del malware.
L’analisi forense si occupa di identificare ed eliminare il malware, attuando al contempo un piano di difesa.
Dopo averlo individuato, i professionisti devono esaminare il codice del malware e identificare quanti più elementi possibile, conoscendolo sempre di più attraverso ogni fase dell’indagine, grazie a un processo di reverse engineering.
Questo serve per comprenderne le funzionalità, il metodo di infezione e gli obiettivi del malware, che può essere studiato sia a riposo (analisi statica) sia mentre è in azione (analisi dinamica).
In questo frangente, talvolta è utile farlo in una macchina virtuale, per non mettere ulteriormente a repentaglio i sistemi.
Segue poi una raccolta delle prove digitali, come i registri di sistema e altre informazioni, per ricostruire l’evento e le esatte tappe che hanno portato alla diffusione del malware, cercando anche di lavorare per prevenire potenziali futuri attacchi dalla stessa matrice.
Gestione degli incidenti e recupero: minimizzare i danni
Quando capita un incidente con un malware, e una volta superato il momento di emergenza, è importante implementare un piano di risposta agli incidenti ben definito.
Questo aiuterà a contenere i danni e ripristinare le normali operazioni il più rapidamente possibile, oltre ad evitare il ripetersi dell’evento – o quantomeno a tamponare gli effetti.
Anche in questo caso possiamo parlare di best practice per gestire gli incidenti, e ne possiamo adottare diverse.
Ad esempio, stilare una procedura di notifica delle violazioni. In casi di emergenza, in cui agire rapidamente è necessario, una gerarchia ben chiara può salvare la situazione: stabilire con anticipo chi deve essere informato in caso di violazione dei dati, definendo con precisione i tempi e le modalità di notifica, serve a rendere il processo immediato e privo di intoppi.
A seguire, bisogna misurare l’entità del danno e mitigarne gli effetti il più rapidamente possibile. Questo significa, ad esempio, disconnettere i sistemi che sono stati compromessi, isolare i dati sensibili, verificare la presenza di backup aggiornati.
In ultimo, raccogliere e conservare le prove dell’attacco è essenziale per poter procedere con le pratiche legali e forensi, prima di ripristinare i sistemi grazie ai già citati backup.
In conclusione, la lotta al malware è una battaglia continua che richiede un approccio proattivo, tempestivo e aggiornato.
Implementando strategie e best practice – queste o altre, in alternativa o in aggiunta -, le aziende possono rafforzare la propria sicurezza informatica, proteggere i propri dati sensibili e garantire la continuità del business.
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