
Cresce il mercato Cloud in Italia. La digital transformation è per molti versi sempre più sinonimo di cloud transformation. Per innovare e rendere più moderni i processi aziendali e garantire alle aziende una rinnovata competitività, l’ampia gamma di servizi e soluzioni offerti dal cloud computing rappresenta nella maggior parte dei casi la scelta IT più conveniente e sensata dal punto di vista tecnologico.
Che il mercato del cloud fosse in evidente crescita era palese anche nel semplice sentore di chiunque operi nell’ambito dell’Information Technology. Le sensazioni positive sono state confermate dal report dell’undicesima edizione dell’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano, che rinnova la propria sintesi del mercato cloud in Italia, con i dati relativi all’attività del 2021.
Il report affronta alcuni temi fondamentali, per capire sia la diffusione in senso ampio del cloud nelle sue varie declinazioni, sia quanto le aziende siano in realtà pronte a far seguito agli investimenti in termini di competitività.
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Il mercato cloud in Italia dopo la pandemia: confermate le impressioni positive
I dati pubblicati dall’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano indicano in 3,84 miliardi di euro il volume economico generato dal cloud in Italia nell’anno 2021, il che equivale ad una crescita del 16% rispetto al 2020, anno contrassegnato dalla grave crisi scaturita della pandemia Covid-19, che ha costretto gran parte delle aziende, in particolare le PMI ad intraprendere o accelerare con forza i propri pensieri in merito al digitale.
Se il 2020 è stato l’anno dell’emergenza, della lotta per la sopravvivenza, in cui il cloud ha consentito alla aziende di continuare a lavorare da remoto, stravolgendo totalmente le abitudini nella direzione di quello che sarebbe diventato il lavoro ibrido, il 2021 si è svolto all’insegna del rilancio, condotto con tassi di crescita vicini a quelli cui eravamo abituati prima della pandemia, arricchito dalla consapevolezza che non avrebbe alcun senso tornare indietro.

La via della trasformazione digitale è ormai intrapresa anche per quanto concerne le mutate abitudini dei consumatori, che durante la pandemia hanno intensificato la propria abitudine nell’acquisto online, costringendo le aziende di prodotto ancora digiune in merito a dotarsi in fretta e furia di canali di vendita con soluzioni e-commerce. In questo e molti altri casi, la pandemia Covid-19 ha accelerato quelle dinamiche che erano comunque previste nel medio termine.
In termini più generici l’ottimismo sarebbe sostenuto sia dalla spinta del PNRR, che prevede numerose misure per agevolare la digitalizzazione della PA e delle PMI, oltre a ingenti investimenti per potenziare le infrastrutture di rete. L’apertura di nuovi data center in Italia e il nobile intento di Gaia-X nel sostenere la sovranità dei dati in Europa ha contribuito ad aggiungere ulteriori elementi di ottimismo, anche se il cloud federato al momento appare ancora come un miraggio.
Il SaaS rimane al top, ma PaaS e IaaS crescono più rapidamente
Secondo i dati pubblicati dall’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano, il mercato SaaS (Software-as-a-Service), che ha subito un fortissimo impulso durante la pandemia per via dell’enorme richiesta di software disponibile da remoto, continua a mantenere la leadership del mercato, con un volume pari a 1,1 miliardi di euro, pur a fronte di una riduzione del tasso di crescita complessivo, pari al +13% rispetto al 2020.
Il PaaS (Platform-as-a-Service), che comprende tutti i servizi e le soluzioni per lo sviluppo cloud native, la migrazione / modernizzazione del software legacy e l’orchestrazione delle applicazioni, vale 390 milioni di euro, con crescita del 31% rispetto all’anno precedente, per quello che è forse il dato in assoluto più sorprendente dell’intero report.
Per quanto riguarda l’infrastruttura, il IaaS (Infrastructure-as-a-Service) ha registrato un ottimo volume d’affari, pari a 898 milioni di euro, con una crescita del 23% rispetto al 2020.

Per quanto riguarda a livello complessivo le applicazioni, il 44% viene attualmente gestito in cloud. Nonostante la forte crescita, il software cloud non sarebbe dunque ancora riuscito ad ottenere una quota prevalente rispetto all’on-premise. In tutto questo, ad oggi, il cloud native puro vale circa il 10% del totale. Il dato complessivo è grosso modo in linea con le previsioni di un nutrito novero di analisti, le cui stime indicano che entro la fine 2025 circa due terzi delle applicazioni dovrebbero essere basate sul cloud. Si tratta di previsioni compatibili con gli attuali ritmi di crescita.
Da questi dati, riferiti, lo ricordiamo, alla situazione italiana, emergono due riflessioni fondamentali. Le aziende hanno iniziato ad investire in maniera coraggiosa e decisa nel cloud per sostenere il proprio percorso di trasformazione digitale, iniziando almeno a innovare e modernizzare una parte della loro infrastruttura IT o della loro offerta di servizi.
Per la natura intrinseca dei modelli di business basati sul cloud, una volta implementato un servizio si tende a dare continuità, ed in effetti la maggior parte delle aziende che hanno intrapreso percorsi basati sul cloud, li hanno mantenuti stabilmente all’interno del proprio portfolio, cercando se possibile di aumentarne la porta. Ciò anche a fronte del fatto che il 41% delle aziende coinvolte dall’Osservatorio ha dichiarato di aver avuto una crescita di fatturato, anche particolarmente significativa, nel corso del 2021, mentre il 29% ha dichiarato un andamento sostanzialmente stabile rispetto al 2020.
In altri termini, oltre due terzi delle aziende italiane avrebbe già avuto ricadute positive, il che comporta un aspetto senza dubbio incoraggiante dato il particolare periodo storico che stiamo vivendo. Un ulteriore dato positivo rilevato dall’Osservatorio è il fatto che il 78% delle aziende che stanno investendo nel cloud, ha contestualmente aumentato nel 2021 il proprio personale dipendente.
Oltre il cloud, il change management: la sfida più grande per le aziende italiane
Arrivando alle note più dolenti del report sul mercato cloud in Italia pubblicato dall’Osservatorio, emerge un fatto particolarmente significativo. Anche quando ci sono stati investimenti importanti per sostenere l’avvio di strategie e progetti di migrazione in cloud delle soluzioni legacy, non sempre ritroviamo un’adeguata evoluzione a livello organizzativo, che sarebbe decisamente auspicabile per pienamente i benefici introdotti dalla nuvola.
Il 34% delle aziende intervistate non hanno candidamente ammesso di aver intrapreso un percorso tecnologico in cloud, senza tuttavia affiancare una vera e propria azione di change management. Questa notizia non sorprenderà sicuramente coloro che hanno quotidianamente a che fare con la realtà delle PMI. Tale aspetto si accompagna generalmente ad una generale immaturità delle aziende nei confronti di temi sempre più nodali, come la sicurezza informatica e la cultura del dato.
In ogni caso, il fatto di aver trascurato degli aspetti di natura organizzativa per dare priorità a questioni squisitamente operative può rivelarsi un male minore e rimediabile in maniera piuttosto semplice, a patto di intervenire prima di iniziare ad affrontare progetti di natura più complessa. Mettere il change management nella lista dei buoni propositi per il 2022 è il miglior regalo che le aziende che vogliono affrontare con successo la trasformazione digitale possono fare a sé stesse.
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