Mercoledì 13 marzo 2024. Questa è la data in cui il Parlamento Europeo ha approvato la Legge sull’intelligenza artificiale (523 voti favorevoli, 46 contrari e 49 astensioni). La notizia arriva dal comunicato stampa ufficiale ed è un passo avanti importante per uno sviluppo solido di questa tecnologia dato che ci concentriamo su sistemi di identificazione biometrica, finalità, diritto dei consumatori e credito sociale.
“Dopo due anni intensi di lavoro siamo finalmente riusciti ad approvare la prima legge vincolante al mondo sull’intelligenza artificiale, volta a ridurre i rischi e aumentare opportunità, combattere la discriminazione e portare trasparenza”.
Brando Benifei (S&D, Italia)
Grazie a questo passaggio legislativo, infatti, si definiscono limiti e possibilità per fare dei passi avanti in grado di sfruttare al 100% le risorse economiche ma anche di rispettare la privacy e i diritti delle persone.
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Tempi di applicazione
Non sono immediati dato che la legge non è ancora in vigore. Il provvedimento deve passare la verifica dei giuristi-linguisti ed essere formalmente approvato dal Consiglio. In sintesi, l’adozione dovrebbe avvenire prima della fine della legislatura. E venti giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE.
Cosa cambia per il cittadino?
Spesso vediamo l’innesto della politica nello sviluppo tecnologico come un’intrusione fastidiosa, un freno. Ma è anche vero che queste realtà devono viaggiare all’unisono
Solo così si possono garantire risorse e applicazioni su grandi numeri. Soprattutto quando parliamo di una legge sull’intelligenza artificiale, necessaria per tutelare gli utenti finali. Quali sono i punti di questa novità?
Obblighi fondamentali da rispettare
Con la legge per l’intelligenza artificiale si attivano una serie di obblighi per i sistemi ad alto rischio come quelli legati a istituzioni, sanità, istruzione. E tutti i settori in cui ci sono delle interferenze chiare con:
- Salute.
- Sicurezza.
- Ambiente.
- Diritti del cittadino.
Cittadino che avrà sempre il diritto di presentare reclami, conoscere in che modo sono stati ridotti i rischi e chiedere spiegazioni rispetto a come l’AI influenza i diritti del singolo. Inoltre, i sistemi di intelligenza artificiale hanno l’obbligo di definire dei criteri di trasparenza.
Cosa significa questo? In primo luogo le AI devono rispettare le norme dell’Unione Europea sul diritto d’autore nel momento in cui avviene l’addestramento sui contenuti esistenti.
Noi sappiamo che i diversi modelli di intelligenza artificiale generativa vengono alimentati con grandi database di dati per riuscire a soddisfare le esigenze degli utenti. Un aspetto che ha portato già a diverse diatribe come quella tra New York Times e Microsoft:
“The Times Sues OpenAI and Microsoft Over A.I. Use of Copyrighted Work. Millions of articles from The New York Times were used to train chatbots that now compete with it, the lawsuit said”.
La domanda: perché un’applicazione basata sull’AI deve utilizzare i contenuti creati e pubblicati online per creare qualcosa che non cita la fonte utilizzata per generare testi, audio o immagini? Da questo momento in poi, si devono osservare le regole del copyright europeo nel campo dell’intelligenza artificiale generativa.
Questo significa etichettare contenuti multimediali (foto, video, audio) come generati da AI per evitare casi di deepfake. Vale a dire – riprendendo una definizione del Garante della Privacy – opere create grazie all’intelligenza artificiale che riproducono voce, tratti visivi e movimenti di un corpo. Allo scopo di influenzare il pubblico. Un caso: le foto di Trump (la Repubblica) in posa con elettori afroamericani.
Nuove occasioni di sviluppo
Grazie a questa nuova legge sull’intelligenza artificiale della Comunità Europea, i paesi membri hanno l’obbligo di creare e rendere accessibili aree di sperimentazione normativa e prova in condizioni reali dedicate a PMI e start up. Obiettivo? Sviluppare sistemi di IA ben strutturati e affidabili prima di affrontare il mercato.
Questo passaggio si inserisce nel circuito della sicurezza e dell’affidabilità al servizio del cittadino ma diventa una risorsa in più per chi innova, per avere delle soluzioni avanzate e promosse a livello nazionale per ottimizzare diversi passaggi del prodotto prima di lanciarlo.
Tutela contro alcuni aspetti dell’AI
Uno dei punti fondamentali della legge per l’intelligenza artificiale approvata dal parlamento europeo riguarda la tutela per il cittadino. Soprattutto di fronte a un uso specifico dell’AI, ovvero il riconoscimento biometrico. Viene vietata l’estrapolazione indiscriminata di immagini facciali da internet o dai sistemi di telecamere a circuito chiuso per creare banche dati
Non è possibile utilizzare la categorizzazione biometrica applicata con l’intelligenza artificiale per registrare i volti delle persone. Le attività di polizia saranno possibili solo nel caso in cui la registrazione biometrica sia limitata nel tempo e nello spazio e si colleghi a un evento specifico.
Come la prevenzione di attentati o ricerca di una persona scomparsa. Vengono vietate le pratiche di riconoscimento delle emozioni – sempre grazie all’AI – sul lavoro e nelle scuole. La legge sull’intelligenza artificiale regola i sistemi che manipolano il comportamento e mette un freno alle attività di polizia predittiva – previsione di scenari in cui avvengono possibili crimini – che si basano solo sulla profilazione.
Lo scopo ultimo di questa legge sull’AI
Grazie a questa legge sull’intelligenza artificiale possiamo camminare su un terreno sicuro, capace di regolare aspetti che prima erano visti solo come un problema. Affronteremo i nodi legati alle applicazioni AI a norma di legge, evitando le attività che comportano dei rischi per la società. Ma il vero punto di svolta è che adesso abbiamo una linea guida.
Una linea guida per sviluppare applicazioni ad alto rischio ma utili per l’evoluzione della società. Abbiamo obblighi da rispettare per applicazioni delicate ma utili, in modo da valutare la conformità di un sistema AI prima che sia messo in servizio.
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