Il test di Turing prende il nome dal celebre matematico inglese del Novecento Alan Turing.
Fu proprio lui, infatti, a elaborare questa particolare procedura con cui è possibile valutare il comportamento delle macchine e la loro capacità di pensare.
Come funzione questo test? Come è possibile superarlo?
Scopriamo ogni dettaglio in questo articolo.
Indice dei contenuti
Cos’è il test di Turing?
Il test di Turing nasce ufficialmente nel 1950 da un articolo di Alan Turing intitolato Computing machinery and intelligence.
Nel testo viene infatti presentato un particolare gioco, dal nome Gioco dell’imitazione, in cui i partecipanti sono i tre soggetti A,B e C.
A e B sono un uomo e una donna, ma C non sa chi è uno e chi l’altra: i tre devono dialogare senza vedersi e alla fine del gioco C deve provare a indovinarne l’identità.
In alcune fasi del gioco, però, A viene sostituito con una macchina all’insaputa di C, che può quindi ritrovarsi a comunicare con un computer anziché un essere umano.
Lo scopo? Confrontare le comunicazioni, le risposte e le conclusioni e capire quanto il comportamento di una macchina può essere paragonato a quello di un cervello umano.
Il test di Turing, quindi, non è altro che un metodo per valutare la capacità di pensare di un computer e il grado di intelligenza di un algoritmo.
Come funziona: le fasi del procedimento
Per capire meglio come funziona il test di Turing, analizziamo nel dettaglio ogni fase del gioco:
- Vengono individuati tre partecipanti: A, B e C. A e B sono un uomo e una donna, mentre C ricopre il ruolo di intervistatore. I tre giocatori non possono vedersi o parlarsi, ma devono comunicare tramite un telescrivente restando in stanze separate. In questo modo non ci si può avvalere di indizi quali il tono di voce o la gestualità.
- L’intervistatore comincia a porre delle domande agli altri due giocatori e in base alle risposte deve tentare di indovinare chi tra A e B sia l’uomo e chi la donna.
Le domande possono essere di qualunque tipo e il gioco è quindi apparentemente semplice. Qual è la difficoltà? I giocatori possono mentire e tentare di ingannare C: un partecipante è infatti sempre sincero, mentre l’altro deve intenzionalmente fornire riposte sbagliate per depistare l’intervistatore. - In base alle risposte ottenute C dà quindi il suo responso, provando a indovinare le due identità. Si ripete il gioco un po’ di volte e si tiene conto di qual è la percentuale di errore.
- A questo punto si passa alla fase successiva e all’insaputa di C si sostituisce uno dei giocatori con una macchina. Il gioco rimane lo stesso e i tre interlocutori devono, come fatto prima, dialogare tra loro in forma scritta.
Sta a C sapere usare le domande giuste per capire se sta dialogando con un computer o con un essere umano ed eventualmente di quale sesso. - Si registrano quindi le risposte date da C e si confronta la percentuale di errore con quella ottenuta dialogando con due persone reali: se la percentuale di errore registrata con una macchina rimane uguale o inferiore a quella registrata con esseri umani, allora la macchina può essere definita intelligente e il test di Turing è superato.
Con questo test, quindi, un computer può dimostrare il proprio grado di autonomia e la proprie capacità di pensiero, dando prova di sapersi comportare come un umano in una interazione base.
Test di Turing, versione semplificata
Negli anni il test di Turing ha subito innumerevoli modifiche e ad oggi ne esistono diverse varianti.
Tra le principali troviamo il test di Turing dell’esperto, il test del minimo segnale intelligente, il test di Turing inverso e CAPTCHA, il test Hutter Prize e il test Ebert.
In particolare è stata sviluppata una versione semplificata del test che prevede due soli partecipanti al Gioco dell’imitazione anziché tre.
L’intervistatore dialoga infatti con un solo interlocutore, che può essere un essere umano o una macchina, e deve quindi indovinare l’identità di un unico soggetto.
È una versione molto nota e popolare, soprattutto tra i mass media, ma è anche meno efficace rispetto al test standard.
Inoltre bisogna tenere conto del fatto che spesso anche macchine non intelligenti o programmi semplici sono stati capaci di ingannare un essere umano usando trucchi e accorgimenti durante una conversazione.
Per questo è giusto ricorrere anche ad altri parametri per capire se una macchina può effettivamente essere definita senziente.
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